Antiquariato e Quadri antichi

Prima Sessione - 2021-06-08 15:00:00- dal lotto 1 al lotto 200
Seconda Sessione - 2021-06-08 17:00:00- dal lotto 201 al lotto 335
Lotto 13
GIULIO CESARE PROCACCINI (1570-1625)
"San Carlo in veste di Sant'Ambrogio"
olio circa 1610
cm. 95,5x146
Esposto alla mostra "Sacro lombardo dai Borromeo al Simbolismo" Milano, Palazzo Reale ottobre 2010 gennaio 2011 e pubblicato sul catalogo della mostra a cura di S.Zuffi a pag. 148 e 149
ed esposto alla mostra "Ambrogio: l'immagine ed il volto, arte dal XIV al XVII secolo" Milano, Museo Diocesano marzo-giugno 1998 e pubblicato sul catalogo della mostra a cura di P.Biscottini, L.Crivelli e S.Zuffi.
"Quest'opera scoperta da Orest Marini e da lui attribuita a Giulio Caesare Procaccini, con il successivo accordo unanime della critica, è stata pubblicata nel catalogo della mostra "Amrogio: l'immagine e il volto Arte dal XIV al XVII secolo" del 1998 per la sua particolare iconografia. Infatti durante il suo episcopato San Carlo tende a identificarsi con Sant'Ambrogio e cerca di sottolineare il più possibile la continuità tra il suo operato pastorale e quello dell'antico patrono milanese. Giovanni Pietro Giussano (1610), uno dei biografi del Borromeo, conferma il modello che Carlo volle seguire, come dimostra la sua scelta da farsi consacrare Vescovo prorpio il 7 dicembre come Sant'Ambrogio.
Carlo, in questo dipinto di Giulio Cesare Procaccini, indossa la veste episcopale ed è raffigurato mentre prende ispirazione divina per redigere degli scritti e soregge con la mano sinistra lo staffile, tipico attributo iconografico della lotta contro gli eretici condotta da Sant'Ambrogio. Il volume sorretto dagli Angeli potrebbe quindi rappresentare sia i testi patristici redatti dall'antico patrono, sia uno dei molteplici elaborati che San Carlo ha lasciato. Tra questi scritti vi era anche il decreto De barba radenda del 1576 in cui il Borromeo sottolinea come sia importante per i sacerdoti mantenere un pulito aspetto estetico in quanto "segno di un ordinato e disciplinato aspetto interiore" (E.Bianchi, in La Città e la sua memoria...1997).
Questo è probabilmente il motivo per cui il pittore ha dipinto il volto di San Carlo sbarbato e non come comunemente la tradizione voleva Sant'Ambrogio, con la barba fluente spesso canuta, simbolo di un ruolo maestoso. Questa scelta è stata effettuata anche dal Cerano nel Sant'Ambrogio conservato alla Pinacoteca Ambrosiana.
L'opera di Procaccini probabilmente rientra in quelle commissioni formulate in occasione della santificazione di Carlo Borromeo del 1610, celebrazione che eleva l'Arcivescovo milanese alla parità di grado del suo esempio Ambrogio."
Martina Degl'Innocenti
Bibliografia Giussano 1610, p.35 E.Bianchi, in La città e la sua memoria...1997, pp. 289/297 Ambrogio: L'immagine e il volto...1998, p.24
20000 €

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